lunedì 30 settembre 2013

Lia Tosi, Il signor Inane, Mauro Pagliai Editore.



Il nuovo libro proposto è Il signor Inane di Lia Tosi, di 210 pagine (Mauro Pagliai Editore, 2010).

Le tappe di lettura:

2 ottobre: pag. 64
20 ottobre pag. 130
2 novembre pag. 210

Il prossimo incontro si terrà sabato 9 novembre.


4 commenti:

  1. Come procede la lettura del Signor Inane? Vi lascio qualche nota sulla prima parte del libro. Si tratta secondo me di un romanzo che richiede una lettura lenta e meditata, attenta a cogliere le stratificazioni semantiche di uno stile molto denso. La ricercatezza lessicale e sintattica sembra obbedire proprio a una volontà di accumulo semantico: in questo modo le parole si arricchiscono di molteplici livelli di senso, acquistano peso e spessore, e si caricano di echi e rimandi interconnessi all'interno della fitta trama testuale. Dell'autrice inoltre apprezzo la capacità di evocazione visiva di scene e ambienti, come nel passo di apertura, in cui il narratore "corale" ci introduce in questo affresco di vite di provincia, immerse nel dorato chiarore settembrino di un piccolo borgo toscano, questa Pè che non è altro che la città natale dell'autrice, Pistoia.

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  2. condivido quanto scrive isabella. insomma un romanzo da assaporare con lentezza, a volte tornare su un periodo già letto permette di illuminare meglio la ricchezza semantica. c'è una dimensione letteraria che a volte rischia di trasformare la materia in qualcosa di lucente ma fermo.

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  3. Non potendo esserci sabato prossimo, aspetto le vostre opinioni su un libro che, tanto più in un'età di proposte 'leggere' e 'veloci', si muove nell'INANITA' con grande cura. Ho apprezzato soprattuto il parallelismo fra stile e strutturazione della vicenda: come la lettura di ogni periodo - più che per la complessità sintattica per l'elegante ambiguità di non pochi giri di parole, che risultanoa vere più sensi possibili - così la decifrazione della trama (e del senso?) richiede pazienza, disponibilità a essere spiazzati. Un po' stereotipati gli strali contro la vita in provincia, ma non infondati, credo. Insomma, davvero una bella proposta - grazie Isabella!
    Marco

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  4. Grazie a voi per averlo letto, è stato un piacere condividere quest'esperienza. Non potendo esserci neanche io domani, vi lascio qui altre osservazioni sul libro. Riguardo al modo in cui il libro si "muove nell'inanità", come scrive efficacemente Marco, potrebbe essere solo una mia impressione ma ho notato che la pluralità / polifonia del romanzo si riverbera pure sul concetto stesso di INANE. Mi spiego meglio: l'inane lucreziano, o vuoto entro cui si muovono gli atomi che generano infiniti mondi, acquista, in bocca ai diversi personaggi, una fisionomia diversa e dunque un senso diverso di volta in volta: per Didaco è "il Vuoto-Universo, quella grandezza senza spiegazione che ci contiene, ecc" (p. 55), nelle chiacchiere velenose fra la Marini e il Cav. Cappunti diventa invece l'anticristo, il negativo del ritratto di Dio (p. 46), e addirittura si trasforma nell'acronimo della banda di teppisti capitanata dal bullo Patrizio Petrucci ("tale gruppo eversivo INANE, Internazionale Anarchica Escatologica"... p. 91). In questo romanzo veramente corale e dialogico ogni voce si fa portatrice della propria visione del mondo e dà alle cose un senso diverso, che le è proprio. Mi è sembrato un aspetto interessante e volevo sapere se condividete questa interpretazione. Alcuni personaggi appaiono un tantino stereotipati, è vero: penso alla Marini, "mercantessa" attaccato al soldo, a Marcello, il marito della Rossi, arrivista frustrato, e a tutto quel coro anonimo di "nuovi arrivati" nel firmamento dei grandi cittadini peesi. Altri, invece, come la Rossi e Didaco, mostrano a mio avviso una complessità psicologica molto maggiore e appaiono decisamente più "veri". Il caso dei personaggi russi è poi interessante, perché mi è sembrato di rivedere in essi (ma soprattutto in Nikita) molte delle istanze "limonoviane". Voi che ne pensate?

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