rompo il ghiaccio. colpisce la scrittura. raffinata. la narrazione sembra quasi un pretesto per costruire periodi e significati. produce atmosfera, evoca senza troppo descrivere (il riferimento al '68). la voce del narratore è inconfondibile. come qualcuno mi ha fatto notare sembra il Geb della grande bellezza di Sorrentino
all'inizio la scrittura mi ha quasi innervosito: troppo particolare; ora però andando avanti sto la sto apprezzando molto. Crea attesa e richiede attenzione perchè il verbo o l'esito del periodo si trova in fondo alla frase per cui solo alla fine del singolo periodo si capisce cosa voleva dire ... insomma è una scrittura sofisticata però, una volta entrati nella particolarità del meccanismo, si fa apprezzare! Silvia Giordani
Non sono ancora giunta alla meta prefissata, ma mi permetto di non condividere il parere delle autorevoli voci che mi hanno preceduto. Trovo il romanzo molto pretenzioso: personaggi o luoghi di cui non si sa il nome, ma solo epiteti con ambiziose maiuscole (Sprangato Patner), e in parallelo medesimo uso di termini nuovi al posto di quelli usuali (un esempio solo, ciò-che-conta al posto di denaro), una fastidiosa tendenza a anteporre l'aggettivo al sostantivo oltre a una generale riduzione dei periodi a unità minime (anche di una sola parola). Non riesco però a vedere il fine di questi artifici, per ora non noto alcun particolare interesse nell'ambiente, nella trama, nei personaggi, ecc. Proseguo comunque la lettura speranzosa, Emanuela
ringrazio per avermi dato dell'autorevole voce :-) la scrittura mi fa pensare (più che a Geb) a una sorta di Wong Kar wai sulla sponda del Tevere, il regista di In the mood for love marino
rompo il ghiaccio. colpisce la scrittura. raffinata. la narrazione sembra quasi un pretesto per costruire periodi e significati. produce atmosfera, evoca senza troppo descrivere (il riferimento al '68). la voce del narratore è inconfondibile. come qualcuno mi ha fatto notare sembra il Geb della grande bellezza di Sorrentino
RispondiEliminaall'inizio la scrittura mi ha quasi innervosito: troppo particolare; ora però andando avanti sto la sto apprezzando molto. Crea attesa e richiede attenzione perchè il verbo o l'esito del periodo si trova in fondo alla frase per cui solo alla fine del singolo periodo si capisce cosa voleva dire ... insomma è una scrittura sofisticata però, una volta entrati nella particolarità del meccanismo, si fa apprezzare!
RispondiEliminaSilvia Giordani
Non sono ancora giunta alla meta prefissata, ma mi permetto di non condividere il parere delle autorevoli voci che mi hanno preceduto. Trovo il romanzo molto pretenzioso: personaggi o luoghi di cui non si sa il nome, ma solo epiteti con ambiziose maiuscole (Sprangato Patner), e in parallelo medesimo uso di termini nuovi al posto di quelli usuali (un esempio solo, ciò-che-conta al posto di denaro), una fastidiosa tendenza a anteporre l'aggettivo al sostantivo oltre a una generale riduzione dei periodi a unità minime (anche di una sola parola). Non riesco però a vedere il fine di questi artifici, per ora non noto alcun particolare interesse nell'ambiente, nella trama, nei personaggi, ecc.
RispondiEliminaProseguo comunque la lettura speranzosa, Emanuela
ringrazio per avermi dato dell'autorevole voce :-)
RispondiEliminala scrittura mi fa pensare (più che a Geb) a una sorta di Wong Kar wai sulla sponda del Tevere, il regista di In the mood for love
marino
dalla pag40(termine capitolo2:((.. un grido muto attonito lancinante Sprangato.. Non è possibileeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee..!?!
RispondiEliminaLuc