lunedì 12 novembre 2012

Walter SITI, "Resistere non serve a niente", RCS, Milano 2012

Il libro è proposto dal "postante", alias Stefano Maschietti, che auspica non aver prescelto il primo candidato a "cagata risma", giusto il geniale "canone meridionale" proposto da Gio' P. (il Giusto)...

Viene indicata la seguente tabella di lettura per i relativi interventi di commento:

1) 8-9 dicembre (weekend dell'Immacolata per esorcizzare lo spettro delle Maddalen-e-scort): p. 125

2) 22-23 dicembre (bisogna santificare le feste, sempre e comunque...): p. 209

3) 5-6 gennaio (gran finale precarnascialesco [o porn-carna-scialesco visto il romanzo!?] con saturnali vari a casa di ... ... si accettan autocandidature): p. 317 (fine)

Di seguito un link IBS sull'autore in questione (in-qui-sito...):

http://www.ibs.it/ser/serfat.asp?site=libri&xy=walter+siti 

E il link ad un'intervista all'autore segnalata da Marino:


13 commenti:

  1. Dunque... siamo al primo appuntamento, alla prima stazione... che dire... se saranno cogitationes, sarà il postante stato uno Stanzaiolo... se "cagationes", uno... Stonzaiolo...

    Vi invito ad eventuali Cog-Cag (gli acronimini tecno sono decisivi e inflattivi nel racconto, ad es CDS a p. 37) attraverso brevi spunti...

    Non sempre felice mi sembrano il ritmo secco e la rinuncia a dare spessore stilistico al racconto in terza persona. Se il solo tempo presente sembra al servizio di un certo mimetismo, frasi come "mangiare per ora è l'unica variabile indipendente che mi sia concessa" (p. 71) appare una sovrapposizione di tempi e registri, forzata più che mimetica.

    Felici mi sembrano alcune nuvole di enunciati senza indicazione dell'emittente (come si usa ora dire), fanno del cloud semantico-finanziario un'adeguata atmosfera del nostro tempo, "...in realtà il bello dei soldi è non usarli".

    Un tema portante lo condenserei nel binomio endiade deriva-derivati... i corpi, finito il tempo di pasoliniane vitalità/alienzazioni, sono solo asset per investimenti anaffettivi, fabbriche d'immagini, e una libido senza oggetto l'unico alimento della derivazione finanziaria.

    "per lui il cielo è una religione senzo oggetto. La finanza ha surrogato l'obesità come antidoto al senso di colpa, come intercapedine tra sé e i desideri troppo personali; anche il denaro, come il cibo, non racconta che sé stesso" (p. 116)

    "i sentimenti vaffanculo, sono un vapore oleoso che offusca l'orizzonte [...] la sua è una generazione in debito di utopia, che si affanna a saturare con l'attivismo l'identità che le manca" (p. 80)

    Anacronistica oramai certa plumbea vischiosità pasoliniana (ma anche, per provocare la Stanza, à la Volponi), questo racconto è un po' un derivato contemporaneo dell'incompiuto Petrolio...

    perché ad ogni modo mi ostini a cercare un'improbabile profondità in Tommaso? Beh, in certo qual modo, in altre possibili vite, Tommaso... c'est moi...

    alla prossima stanza/stonza-ta... s.

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  2. la citazione in epigrafe di Graham Green mi sembra rivelatrice dell'impianto del romanzo: la narrativa per scrivere di argomenti che starebbero in un saggio. forse per questa ragione è così facile evidenziare periodi, altamente fascinosi in quell'essere inseriti in una trama e al tempo stesso capaci di vivere da soli nel loro contenuto riflessivo. c'è in qualcosa di epigrammatico in certe sentenze, non sempre argomentate, tuttavia illuminanti. un esempio tra i tanti che svela la problematicità del dire "io" o di qual è l'"io" che narra, come del resto suggeriva - credo - Stefano: "quel che è cambiato dall'epoca del femminismo storico, è che il corpo non è più un bene nascosto da difendere contro repressioni ed espropri patriarcali ma un prodotto ad alto valore estetico da scambiare prima che deperisce, e di cui è incerta la relazione con l'io". la letteratura, di fronte ad un mondo che riduce l'uomo ad un corpo scambiabile sul mercato, può dire attraverso una storia chi è "io", il protagonista chiede questo allo scrittore, lo fa a pagamento ma anche per una certa affinità. mi pare Tommaso dica: "Devi dirmelo tu chi sono", anche se "non si scrive quello che si vuole, si scrive solo quello che si può". la narrazione è però un teatro, l'autore si congeda dalle pagine del libro ("mi ritiro) e per raggiungere "una verità" manda in scena "solo maschere".

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  3. Sono sempre affascinata dalle costruzioni narrative complesse e quindi la sovrapposizione di diversi piani narrativi (l’esecuzione iniziale, il saggio sociologico, le divagazioni di una sorta di Encolpio alla ricerca di una narrazione oscillante tra gli estremi della povertà e della ricchezza e poi la scelta – su commissione- della biografia) già mi predispone alla lettura. Vedremo poi tutti questi livelli che fine faranno.
    Poi se certamente in questo romanzo i due grandi motori delle azioni umane, sesso e denaro (e cibo – sarà di nuovo la mia deformazione professionale a far emergere il ricordo di Petronio), dominano, quanto mi ha colpito è che anche la letteratura, la ricerca estetica viene fagocitata da un’economia che non lascia più spazio al gratuito: tutto ha un prezzo e noi leggiamo le parole di un ‘venduto’.
    Non so nulla di Petrolio ma forse Resistere non serve a niente potrebbe davvero essere il libro che Pasolini scriverebbe oggi. Ormai non hanno più spazio gli squarci lirici di ‘Ragazzi di vita’, niente più bagni rigeneratori nel Tevere, rondini salvate dalla furia delle acque. Riccetto è diventato l’obeso Tommaso (ma è chiaro che mi sto facendo prender la mano da confronti poco puntuali). Eppure quando a p. 118 ho trovato che Folco è soprannominato il ‘ricciolino’, certe ricorrenze non mi sono sembrate casuali. Ho di Salò vaghissimi ricordi di una visione in un cineclub milanese negli anni dell’università (per me quasi trenta anni fa). Nel tempo delle lucciole ormai scomparse definitivamente, forse questo sarebbe il confronto più vicino al romanzo che stiamo leggendo.
    Volponi è invece autore che vorrei riprendere nelle vacanze natalizie, ma il povero e sbiadito Albino Saluggia di Memoriale mi sembra ben lontano dall’opulenza di Tommaso. I confronti però mi avvincono e spero che la prosecuzione della lettura di questo romanzo e di altri producano feconde riflessioni.

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  4. Dimenticavo la firma, Emanuela

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  5. L'abile mimetismo delle pagine iniziali (8 e 9), che con pochi ma significativi tocchi ricreavano tutto un mondo, mi avevano conquistato. Arrivati a pag. 125, sappiamo come quelle pagine si incastrino nel resto - 'suspense' ben tenuta, ma forse un po' a caro prezzo: che vortice di fatti ed emozioni in poco più di cento pagine!
    Non mi sembra che a Siti manchi la capacità di dare consistenza ai suoi personaggi; gli manca la voglia di farlo più spesso.
    Di questa opzione sono un po' insoddisfatto; forse sono troppo abituato a un ritmo più classicamente 'lento' (in parallelo sto leggendo un classico giapponese dell'XI secolo che descrive tutte le sfumature cromatiche di ogni singolo petalo menzionato nella narrazione!), mentre questo, con il miscuglio (abile, per carità, abilissimo) di vari piani, è senz'altro un romanzo POST qualcosa (o forse POST un sacco di cose!).
    Vengo in particolare all'aspetto finanziario, di cui mi sfuggono moltissimi particolari per una certa rilevante differenza fra il mio stipendio fisso e i guadagni di Tommaso!
    A volte alcune annotazioni sembrano proprio note inserite nel testo (es. tutto il gioco fra BUY-BACK e BAREBACK; il mio inglese mastica piuttosto l'espressione BARE BONE PARLIAMENT!); non credo che questo sfugga a Siti ed è evidentemente il gioco che sta facendo; certo, non è il tradizionale gioco del romanzo e non so se è altrettanto bello.
    Un aspetto lo apprezzo spesso: la non banalità delle scelte linguistiche (dai conii irriverenti alla mimesi del parlato, dai nordismi ai romanismi pasoliniani) - cosa niente affatto ovvia negli autori odierni non sempre con una formazione specificamente letteraria. Per questo non capisco come 'ciccino' fuori il 'dì' (invece di 'di') a p. 30 e il 'fà' (invece di 'fa') a p.124. Possibile che siano refusi? Sono tentativi di imitare la probabile grafia che i personaggi che parlano adotterebbero?!
    RESISTERE nella lettura ... spero serva a qualcosa!
    CIAO,
    Marco

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  6. Raggiunta in ritardo la prima tappa... La prima tappa mi ha affascinato e intrigato con il suo mescolare i diversi registri dell'inizio, il cambiare continuamente i punti di vista: nei tre inizi cambia la voce narrante, fino a scegliere Tommaso per raccontarne la biografia, dando luce a quelle parti iniziali così diverse, ma inserite con coerenza nella narrazione... Ansiosa di continuare il viaggio e vedere dove ci conduce... Ho un'allergia particolare a tutto quello che riguarda la finanza, pur permeando le nostre vite, dolenti e nolenti, e un pò mi dispiace che il nostro Tommaso da amante della matematica pura (materia affascinantissima) finisca in finanza. Sono loro i ragazzi di vita di oggi? sicuramente sono in vendita i loro corpi, le immagini di loro stessi e i loro saperi...

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  7. Giunti alla seconda Stanza... nel mezzo del racconto, pare comincino a dipanarsi i fili di una scura (più che oscura) protostoria dell'eroe, e anche del romanzo stesso.

    Giuste le allusioni pasoliniane individuate da Emanuela (le avverto più parodiche che sentite e autenticamente riprese), il romanziere lo direi più "mantenuto" che "venduto", come gli operatori (escort finanziari) del nostro tempo, sempre in debito di capitale altrui e mai nell'autonomia dei mezzi propri.

    Protostoria (non pasoliniana preistoria) perché sembra prendere forma, alle spalle dell'eroe, una forza schiacciante, un bivio del destino, che potrebbe anche parlare dialetti ancestrali (di maleumane ndrine...), ma che Siti, questo il difetto finora dei registri stilistici (non elaborano la cifra scura del destino con uno specifico poetico), spiattella e pialla veicolandolo (shortandolo) quasi solo nei formulari della finanza esotica.

    Talvolta allora ti chiedi che voragine potrebbe aprirsi quando il biografo allude, più volte nel testo, "tra i rumori della sua testa", a "troppe nostalgie inascoltate" (p. 157). Perché secondo voi questo termine così anacronistico, viste le maschere-cyborg senza io (così Marino) di tale racconto? Nostalgia? Verso dove ritorna questa parola?

    Prendiamo infatti l'intermezzo metanarrativo: qui è da me richiesto il parere dei conoscitori della produzione letteraria del nostro tempo, per valutare se sia sottile o meno la rivincita di Siti sulla dittatura degli editor... ricordate? sei solo un target per froci gli dicono a Mondadori (p. 19), dove vogliono un prodotto di diverso consumo forse, il settore di nicchia è maturo e il pubblico di "Chi" [diretto dalla reincarnazione post-moderna di Goebbels, ovviamente un invertito-invertitore di realtà, alias Alfonso Signorini...] non è ancora pronto...

    Ebbene, in tale intermezzo, l'autore si definisce, compiaciuto, "il tuo umile fornitore di retorica" (p. 169), e poi quasi confessa (uso il termine appositamente) di aver bisogno di "altro sangue non mio con cui nutrire il mio cadavere" (p. 170 [quello uscito dall'esperienza di autopsie letterarie precedenti tale racconto?]. E subito appresso alterna un "la grandiosità è possibile solo nell'infamia", a "come se fuori dall'umano ci fosse qualcosa" (p. 170), si dice "evangelista sbagliato e intitola il capitolo della ripresa "E se ci fosse speranza?", ovviamente dedicato ad un'esperienza [fichissima, non lo dite alla mia Stefania però...] di threesome..

    Mi accorgo perciò di aver sottolineato per lo più passi in cui il "desiderio saggistico" (assaggiare la fogna del nostro tempo) prevale sul racconto. "Il denaro ha sconfitto la geografia"... soprattutto quelle incontaminate del Gujarat "farfalla blu posata ai confini col Pakistan" (p. 160), o quella del Giappone del secolo undecimo, dove Marco M. in compagnia di Bach e del suo omologo filosofico, Leibniz, ammirava le infinite sfumature cromatiche del petalu (con la "u", à la manière de CettoLaQualunque...).

    La natura saggistica del romanzo potrebbe del resto far impennare, nei prossimi due mesi, il trend azionario di Siti... ci pensate, col Nano Sozzocrate rientrato in pista, le Barbarelle d'Urso e i Rossella (O'hara?) qui citati, eleveranno il romanzo a crassa profezia dei nuovi oltreumani... "il desiderio ridisegna le placche sottomarine e l'economia sovrintende ai futuri terremoti" (p. 162)... "un clic di mouse e sorgono palazzi di vetro in periferie desolate - palazzi che resteranno vuoti perché la loro unica funzione è reciclare l'immaginario" (p. 160).

    Il mio auspicio, per l'incontro di discussione (da derivare sugli incerti calendari Maya, 5-6-12 gennaio?), è che qualcuno riesca a leggere per tutti noi passi ad alta voce, alla ricerca di uno specifico poetico tra i menadri e le righe del racconto.

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  9. Secondo voi, Siti sarebbe riuscito, in un romanzo pur scritto l'altrieri, ad immaginare la scena di un funerale dove un impresario del porno viene ricordato dall'officiante, tra gli interventi delle sue biondone e starlette dal gangbang, come un innamorato della vita e umile frequentatore della comunità di Nostro Signore? (E' accaduto all'Eur una settimana fa... la realtà è oltre Siti...?)

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  10. La lettura continua con piacere, ma ho avvertito qualche momento di frizione di cui però non riesco a darmi ragione. Ad esempio il fatto che proprio Gabry e non tanto il suo entourage abbia frequentato il nano/mummia e la relativa stizza di Tommaso, non so perché, ma mi sono sembrate forzature. Poi riflettevo anche su Edith e Gabry, costruite quasi a tavolino con caratteristiche per molti aspetti diametralmente opposte sia sotto il profilo fisico, che sentimentale, che intellettuale. E’ possibile che a Siti per ovvie ragioni riesca meglio rappresentare solo una metà del cielo e non l’altra.
    Per il resto il romanzo sembra scivolare verso un abisso di male senza fine. Frasi un po’ ad effetto e che forse dovrebbero suonare ironiche come, “la grandiosità è possibile solo nell’infamia” oppure “sento fraterno chi si mette fuori dell’umano, come se fuori dell’umano ci fosse qualcosa”, mi fanno presagire un finale dalle tinte demoniache. A meno che una possibile paternità garantisca un’inaspettata svolta, vedremo ….
    Marco in una conversazione all’Argentina metteva in discussione il mio parallelo con il Satyricon (in effetti avevo giusto lanciato la provocazione) perché sosteneva che nel narratore ci fosse una simpatia per il protagonista. Io a dire il vero con il procedere della narrazione non colgo alcuna simpatia, mi sembra che cresca in forma di climax sia la perversione che la spietatezza e il cinismo del denaro. Anzi forse non c’è nemmeno crescendo, perché nel termine crescita c’è comunque una positività che Tommaso nega. “Flat. perfino la curva della passione si smorza nel piattume….. appena un corpo lo usi lo deformi e si deforma anche il tuo desiderio per quel corpo; la perfezione non si evolve, può solo allontanarsi o decadere.”
    Emanuela

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  11. Con la bontà che sorge spontanea dopo il Santo Natale, direi che mi sto 'ammosciando'.
    Mentre leggo questo libro mi riviene in mente come svolsi un tema sulla sofistica assegnato proprio per le vacanze di Natale dal mio prof. di filosofia: scrissi un dialogo fra due sofisti che, pur stando davanti a Zeus, ne negavano l'esistenza! Un'emerita st...upidaggine, che infatti fu valutata 4 (direi anche con generosità). Evidentemente, nella pur relativa simpatia dello spunto, non ero stato in grado di dire nulla di significativo (tanto meno di sistematico) sulla sofistica; ne avevo scimmiottato qualche tratto.
    Ecco, nel mio primo intervento avevo apprezzatto la mimesi di Siti; ora mi pare più uno scimmiottamento. Come romanzo si fa leggere (non lo nego); ma insomma, NIENTE DE CHE.
    Come saggio (mi riferisco al versante economico), mi pare inconsistente: voglio dire che il mondo della finanza comunque resta uno sfondo; e che rispetto a questo mondo nella narrazione non mi sembrano emergere spunti critici che vadano oltre un ovvio moralismo. Anche i fugaci rimandi a personaggi reali, più o meno ingombranti, - in questo concordo con Emanuela - mi risultano forzati.
    Una SENTENTIA, però, quasi me la trascriverei nel mio quadernino delle citazioni (però non l'ho ancota fatto, voglio capire meglio che roba stiamo affrontando): "la fede che sarebbe necessaria a un grande amore è condizione non più recuperabile" (p. 144).
    BUONI SGOCCIOLI DI ANNO A TUTTI,
    Marco

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  13. Ammettiamolo... dopo il downgrade della Maiocco & Poor's e la cospirante diversificazione delle letture natalizie del Canonista Giò P., il romanzo ha imboccato l'inesorabile declivio del probabile default. Tutti in attesa della rivelazione dei listini-menù di Mont...agna a Sangalli's Strett, nessuno più a puntare un intervento su seconda e terza tranche del racconto...

    Il limite dell'esplorazione di Siti è del resto detta nel suo disperato quanto sublim-i-anale estetismo (p. 219: "quando posso constatare che un panorama è senza vie d'uscite ne provo un piacere quasi sessuale... come in occasione delle calamità naturali"). Ciò rende le sospensioni nostalgico-liriche (i "sentimenti come cicatrici dell'assoluto" a p. 214, gli amarcord con Nando, la tenerezza provata per le rivoltose pisseuses al Pantheon, p. 286) una serie di atti incompiuti (la sopraggiunta e dichiarata impotenza ha depresso la vena letteraria dell'A.), esaurentesi nel doppio e deludente finale, di violenza sulla giovane e di ricilo della coppia cinica.

    Alla fine il personaggio in cui culmina il racconto (dal testimone-confesso concepito come strumento per depistare eventuali inchieste, p. 226) non poteva che essere il Grande...Boss che con tonitruante e quasi hegeliano sussiego "teorico" spiega i moti delle pulegge di quarzo che azionano l'inesorabile "meccanica" della finanza globale: per "traghettare i capitali nel nuovo millennio... dobbiamo diventare un rumore di fondo, non una metastasi ma il tessuto normale dell'economia... non puoi guardare dentro una dark pool come non puoi guardare dentro la vita... la finanza mondiale è irresistibile come la marea e non dobbiamo essere la Luna... [...] la violenza è un asset come gli altri [...] noi ci consideriamo una holding del terziario avanzato, offriamo un pacchetto di servizi completi ... protezione, prestiti a tassi ridotti, manodopera a prezzo calmierato, smaltimento delle pratiche amministrative, assistenza legale..." (p. 240).

    La volontà di verità che anima sinceramente il romanzo è tradita spesso da una certa facile tendenza all'esagerazione, a volte inverosimile (con ricadute sulla parte buona) e talaltra persino, inutilmente, splatter... et pourtant...

    Nessuno vuole davvero rinunciare al potere salvifico del consumo, le vittime sono invidiose dei carnefici ... i sentimenti sono essudati della biologia, e l'individuo non è più laboratorio di nulla, il mercato è in grado di fornire l'intero kit per un'individualità fai-da-te [...] la virtualità è l'oppio dei popoli [...] Dio sta morendo anche nei suoi surrogati (p. 282).

    Sarà stata "cagata risma"? Ai postumi banchettanti l'arduo rating... s.

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