domenica 7 ottobre 2012

LA CURA , Andrés Beltrami

Il libro è stato proposto da Simona Tegardi durante l'incontro di sabato 6 ottobre (giorno in cui la Stanza si è riunita nell'accogliente casa di Silvia Giordani).

La casa editrice è la Fandango, per maggiori informazioni andate a questo link http://www.fandango.it/scheda.php/it/la-cura/509

Simona T.  propone i seguenti tempi di lettura:
per il primo appuntamento on line, il 24 ottobre 2012, fino a pagina 98;
termine della lettura entro il 10 novembre.


11 commenti:

  1. Missione compiuta: da Borri ne avevano solo 2 copie perse tra gli scaffali ma siamo riusciti a scovarle... da oggi anche io ho La Cura!

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  2. ancora non sono riuscita a passare in libreria per comprare "La cura" ma giuro che entro domani mattina lo avrò anch'io per iniziare un week end di full immersion nel nuovo libro. Sono molto curiosa! CIAO a tutti da Silvia Giordani

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  3. Io avevo già deciso che avrei seguito i miei tempi di lettura e così ho fatto: ho iniziato e finito La cura. Ma mi esprimo solo sulla prima parte. Mi ha colpito il fatto che sembra che non parli di niente di particolare e invece mi sono trovata coinvolta. La lettura della prima parte mi ha creato attesa di qualcosa che sembra prevedibile e quindi rassicurante, ma allo stesso tempo il sospetto che non sia così...
    Per ora questo. Aspetto altri commenti per aggiungere qualcosa in più

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  4. Anche io, come Simona Donato, ho letto il libro tutto di un fiato. Per i commenti per ora comincio dalla copertina e dall'ultima pagina che possiamo commentare, la 98.

    La copertina... perfetta, anticipa l'atmosfera iniziale del libro, le sensazioni, la luce e gli odori della spiaggia dove incontriamo la donna con i suoi pensieri e il cane che già percepisce che qualcosa è in arrivo.

    Pagina 98...diviso tra due mondi lo straniero scrive delle righe che ricordano tanto le parole di Kurt Cobain, Nirvana, in "Come as you are":

    Come as you are, as you were
    As I want you to be
    As a friend,
    As an old enemy

    Take your time, hurry up
    The choice is yours, don't be late
    Take a rest as a friend
    As an old

    Memoria, memoria
    Memoria, memoria

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  5. a me ha colpito lo sguardo delle scrittore e lo stile. ho la strana sensazione di "vedere" un film francese mentre leggo. c'è una certa indeterminatezza e al tempo stesso estrema chiarezza, come succede nelle immagini cinematografiche: evidenti e misteriose insieme. la prevedibilità della storia (almeno sino a questo momento) arretra di fronte alla forma. perché mai la protagonista è stanca di curare il padre ed finisce per essere coinvolta da subito nella cura di uno sconosciuto?

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  6. Emanuela
    Anche per me la lettura di 'La cura' è stata una scoperta coinvolgente.
    La scrittura è asciutta con periodi brevi, che mi hanno suggerito l'idea di una ricerca di essenzialità.
    Mi piace l'alternarsi di punti di vista ora quello della voce femminile , ora quello dello straniero come modo per rendere l'incomunicabilità nell'assenza di una lingua condivisa. Questo incomunicabilità poi mi sembra legata non solo a ragioni culturali, ma anche all'incontro tra due solitudini che (non so come la vicenda evolverà ho superato da poco il limite assegnato) forse non riusciranno a trovare un possibile punto di mediazione.
    Ho una vaga sensazione di aridità che non mi fa presagire una conclusione positiva, ma può darsi il finale riservi sorprese.
    Anche l'indeterminatezza in cui la narrazione si muove (nessun nome né di persona né di luogo) lascia tutto in sospeso, una piacevole vaghezza.

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  7. Partirei dal titolo La cura, difficilmente un libro riesce ad esprimere così bene il senso di un racconto
    L'ho letto in poche ore, anche perché è semplice, e abbastanza immediato, sebbene ricco di spunti e di possibili riflessioni.
    Trovo però che l'autore ha usato questa vaghezza, questo non specificare il contesto perché voleva conferire alla storia un valore oggettivo, quasi assoluto. Alla fine non c'è riuscito, almeno non completamente, questa è la mia impressione, sono rimasti personaggi mozzi di cui avrei voluto conoscere qualcosa in più.

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  8. Emanuela
    Anche Marco vede nella mancanza di nomi un'esigenza di assolutizzare l'esperienza dei due protagonisti (se ho ben capito).
    Io non ho avuto questa impressione (non sono però giunta ancora alla fine), mi sembra piuttosto un modo per denotare con la vaghezza una realtà scarna e arida.

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  9. Anche a me la copertina del libro piacque subito molto: foto in bianco e nero, di un grigio pastoso che ricorda le prime fotografie, ormai sbiadite dal tempo e stampate su spessa carta fotografica opaca. Un cane guarda l'orizzone: è lui il protagonista della storia? In un certo senso... Avremo anche la soggettiva e i sentimenti del cane. E la frase: QUELLA NAVE E' COME TE. NON SI SA PERCHE' SEI VENUTO E NON SI SA PERCHE' TE NE ANDRAI". E il titolo: LA CURA. Mi ha rimandato subito a un significato positivo: prendersi cura di sè, cura come gesto d'amore per sè o per l'altro. E invece fin dalle prime righe un senso di morte, di chiusura, la voglia di smettere di prendersi cura di un vecchio (che scopriremo essere il padre della donna), anzi la voglia di ucciderlo, la fatica e la puzza della cura permea il racconto...
    La scrittura essenziale, ma ricca di particolari, molto cinematografica (scopriamo i personaggi i loro sentimenti dalle loro azioni), mi hanno coinvolto in questa storia senza tempo nè luogo, d'incontro di due solitudini, di due voglie di cambiare la propria vita... La vaghezza che permea tutto il racconto più che universalità mi dà un senso di solitudine, freddezza che permea la casa e suoi personaggi, vaghezza come le onde del mare che portano a riva e portano via senza un apparente motivo...

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